Abitudini, perché non riusciamo a farne a meno?

Rassicuranti o insopportabili, ecco quando è meglio cambiarle.

Alcune persone le odiano, mentre altre proprio non possono farne a meno; imposte da circostanze esterne oppure acquisite con il tempo: sono le abitudini, un fenomeno che si presta a essere considerato un bene o un male, a seconda dei punti di vista.  

Ci sono periodi della vita che predispongono alle abitudini, come capita ad esempio agli anziani, che non amano i cambiamenti e trovano nella “solita” passeggiata o nell’andare a dormire sempre alla stessa ora una sorta di rito tranquillizzante. Ma anche gli insicuri sono abitudinari. Vediamo il perché.

 

È tipico degli insicuri

«Per gli abitudinari, cambiare e sperimentare cose nuovesignificherebbe aprire le porte all’ansia e alterare quella serenità che a loro fa molto comodo», spiega il dottor Vittorio Ciampa, psicologo e psicoterapeuta a Napoli. «E non importa se il possibile cambiamento interessa non soltanto settori importanti della vita, come il lavoro o i sentimenti, ma anche piccole cose, come fare una strada diversa per andare al lavoro o cenare in un nuovo ristorante».

Gli insicuri temono di sentirsi rimproverare di aver preso un’iniziativa sbagliata e allora rimangono attaccati alle abitudini. In altre parole, se hanno sempre fatto così e nessuno se n’è mai lamentato, perché cambiare?

«Un simile comportamento dimostra la paura di affrontare esperienze ed emozioni mai provate: ogni mutamento li costringerebbe a comportarsi in maniera diversa dal solito», riprende il dottor Ciampa. 

Evitano di “impegnarsi” troppo

Una distinzione importante è tra la tendenza naturale a comportarsi in un certo modo e l’assuefazione a un modello di comportamento anche quando è superato. In questo caso, anche se razionalmente converrebbe modificare l’abitudine, la persona non cambia per evitare un possibile sconvolgimento dell’equilibrio interiore. «L’abitudine evita di impegnarsi; mantenerla richiede poca fatica, non si ha il disagio che possono causare gli imprevisti. È più facile seguire le abitudini che mettersi in gioco», avverte il dottor Ciampa. In altre parole, l’abitudine preserva dallo stress, non dà problemi e non causa un’inutile perdita di tempo e di energie. Tuttavia, diventa una scelta negativa se impedisce di affrontare l’analisi di un problema che spaventa.

 

I pro e i contro

Le abitudini sono rassicuranti, ma anche monotone; rendono affidabili, ma prevedibili; fanno accettare male i nuovi impegni, anche se temporanei. Le persone troppo abitudinarie possono diventare causa di preoccupazione per chi sta loro attorno se si comportano in modo diverso dal solito, oppure di sospetto se i cambiamenti avvengono in maniera improvvisa. Chi è abitudinario, rischia di perdere occasioni di lavoro, di amore e di amicizia. Le abitudini sono più “comode” per le persone che hanno a che fare con l’abitudinario che per l’abitudinario stesso. È giusto difendere le piccole abitudini di tutti i giorni se non disturbano nessuno.

 

Tollerarle o cambiarle?

Ecco qualche consiglio da parte del dottor Vittorio Ciampa su come trovare un buon equilibrio tra abitudini e cambiamento.

Tutte le mansioni ripetitive (prima fra tutte il lavoro) possono diventare odiose: per questo motivo, è importante cercare di movimentarle.

Nonostante la pigrizia e la “paura”, cerca di modificare un’abitudine che ti fa sentire a disagio o non ti permette di soddisfare un tuo bisogno. Ricorda sempre che piaci, e gli altri ti piacciono, anche per le tue e le loro abitudini. Dato che nessuno può dirsi del tutto privo di abitudini e che alcune si possono cambiare soltanto fino a un certo punto, cerca di essere più tollerante con le persone abitudinarie.

di Cesare Betti http://www.piusanipiubelli.it/psicologia-sesso/conoscersi/abitudini-perche-non-riusciamo-a-farne-a-meno.htm